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Immigrazione: presentata la campagna nazionale contro il razzismo
newsletter n.40 di programmaintegra.it - aprile 2009 il 08/04/2009, alle 15:52 (UTC)
 Per rispondere agli innumerevoli episodi di criminalizzazione nei confronti dei cittadini stranieri e rom degli ultimi mesi, 27 organizzazioni, tra cui l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, hanno deciso di lanciare la campagna di sensibilizzazione contro il razzismo “Non aver paura, apriti agli altri, apri ai diritti”. Presentata ieri a Roma al Teatro Ambra Jovinelli, l’iniziativa ha l’obiettivo di favorire la conoscenza reciproca e di abbattere i pregiudizi e gli stereotipi.


Oggi vivono in Italia quasi 4 milioni di stranieri, lavoratori e lavoratrici che contribuiscono al benessere economico e sociale del paese. Negli ultimi mesi questi cittadini sono stati vittime di campagne di criminalizzazione ed episodi di violenza. Per reagire al razzismo e alla paura, 27 organizzazioni tra cui l’Unhcr, numerose associazioni laiche e cattoliche, organizzazioni non governative e i principali sindacati hanno realizzato la campagna “Non aver paura, apriti agli altri, apri ai diritti”.

I promotori chiedono ai cittadini di firmare il Manifesto della campagna disponibile sul sito www.nonaverpaura.org, un appello nel quale si ricorda che "non si possono difendere i nostri diritti senza affermare i diritti di ogni individuo, a cominciare da chi è debole e spesso straniero". Le firme saranno consegnate al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della Giornata mondiale del rifugiato che si celebra il 20 giugno.

Alle persone che rivestono incarichi pubblici si chiede di sottoscrivere invece una Dichiarazione di impegno "a lavorare per spezzare il corto circuito creato da paura, razzismo e xenofobia, a non usare affermazioni discriminatorie relative a persone di origine straniera, a evitare di creare allarmi ingiustificati e a diffondere l’idea che il benessere e la dignità di ognuno di noi sono strettamente legati a quelli di chi ci vive accanto, chiunque esso sia".

Infine agli operatori della comunicazione - giornalisti, addetti stampa - le associazioni chiedono di attenersi alla Carta di Roma, il codice deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti, nato da un’intesa tra il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, il Consiglio nazionale della Federazione nazionale stampa italiana e l'Unhcr e approvato nel giugno scorso.

Simbolo delle campagna è un fantasmino giallo (lo spauracchio) che rappresenta con ironia la paura del diverso, disegnato da Viorel Samuel Cirpaciu, un bambino rom di 11 anni.

Oltre alla diffusione del Manifesto e alla realizzazione di eventi per promuovere l’iniziativa, la campagna sarà veicolata da uno spot diretto da Mimmo Calopresti. Nel cortometraggio, si legge nel comunicato stampa diffuso dai promotori, Francesca Reggiani interpreta una persona del Nord Italia la quale - dichiarandosi continuamente non razzista - guarda però con sospetto al tipico meridionale (Lello Arena). Che si difende, a sua volta, rivolgendo insofferenza e intolleranza - “sono tutti terroristi” - nei confronti di un arabo (Salvatore Marino). Il quale restituisce il messaggio di chiusura e paura rigirandolo nei confronti di una donna africana (Cumbo Sall), per arrivare alla fine a individuare negli zingari (“lo sanno tutti che rubano i bambini”) il capro espiatorio di ogni razzismo che sembra, paradossalmente, mettere tutti d’accordo. Ma in questo caso sarà il sorriso di Viorel Samuel Cirpaciu a spezzare la catena dell’intolleranza uscendo da una gabbia simbolica fatta di fili di corda, con una voce fuori campo che invita a restare fuori dal pregiudizio e lo slogan di chiusura: “Non aver paura, apriti agli altri, apri ai diritti”.
 

Onu: l’Italia viola i diritti degli immigrati
newsletter n.40 di programmaintegra.it - aprile 2009 il 08/04/2009, alle 15:51 (UTC)
 Nel nostro paese persiste un clima di razzismo e xenofobia contro immigrati, richiedenti asilo, rifugiati e rom. Gli stranieri irregolari sono vittime di episodi di discriminazione soprattutto in ambito lavorativo. L’accusa arriva dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il lavoro (Ilo - International labour organization) ed è contenuta nel rapporto annuale sull’applicazione delle Convenzioni e delle Raccomandazioni.

A subire il trattamento peggiore, riferisce l’Ilo nel documento pubblicato lo scorso 6 marzo, sono soprattutto gli immigrati irregolari che spesso sono trattenuti nei Centri di identificazione ed espulsione in pessime condizioni. Tra gli stranieri senza documenti, serie violazioni dei diritti umani hanno riguardato coloro che provengono dai paesi africani, asiatici e dall’Europa orientale, vittime di maltrattamenti e di soprusi in ambito lavorativo, quali salari molto bassi e orari di lavoro massacranti. Il rapporto denuncia anche situazioni di riduzione in schiavitù: immigrati costretti a pagare ai datori di lavoro l’alloggio in ambienti fatiscenti senza acqua nè elettricità, una realtà più volte segnalata dalle organizzazioni umanitarie e da alcuni giornalisti.

L’Agenzia Onu accusa le istituzioni di aver alimentato attraverso il dibattito pubblico un clima di discriminazione e le forze di polizia di aver commesso violenze e soprusi in occasione degli sgomberi dei campi rom. E proprio sulla comunità rom, riferisce il rapporto, il governo ha messo in atto politiche che destano preoccupazione, in particolare la rilevazione delle impronte digitali disposta dal ministero dell’Interno lo scorso anno. L’Ilo accusa i leader politici inoltre di aver utilizzato una retorica di forte criminalizzazione che ha creato un clima di ostilità e stigmatizzazione nei confronti dei cittadini di etnia rom, soprattutto di nazionalità rumena.

Per il Comitato di esperti legali che ha curato il rapporto, l’Italia sta violando la Convenzione sui lavoratori immigrati approvata nel 1975 e ratificata da Roma nel 1981. In particolare l’Agenzia Onu ricorda al governo italiano l’impegno a rispettare, secondo quanto prescritto dall’articolo 1 della Convenzione, i diritti umani di tutti i lavoratori stranieri e di assicurare parità di trattamento in fatto di retribuzione e di previdenza sociale (articolo 9). Infine, secondo quanto disposto dagli articoli 10 e 12, le autorità devono intervenire per garantire parità di opportunità e trattamento in materia di occupazione a tutti gli immigrati e attivare progetti che favoriscano il confronto tra stranieri e popolazione locale e contribuiscano ad abbattere i pregiudizi.

Per consultare il rapporto annuale visita il sito dell’Ilo

Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro - Oil (n.143) sulle migrazioni in condizioni abusive e sulla promozione della parità di opportunità e di trattamento dei lavoratori migranti
 

MOZIONE - morte di un algerino nel CIE di Ponte Galeria
Anna Evelina Pizzo il 21/03/2009, alle 09:09 (UTC)
 Al Presidente del Consiglio
Regionale del Lazio

MOZIONE

Oggetto: morte di un quarantenne algerino nel CIE di Ponte Galeria.

Premesso che:

da testimonianze dirette circolate nelle prime ore del mattino del 19 u.s. riferite anche da alcuni organi di stampa alle 11 della sera del 18 u.s. un algerino di 40 anni trattenuto nel CIE di Ponte Galeria, trasferito due giorni prima dal CIE di Modena, ha detto di stare male;

la sua richiesta di essere visitato nonché le sollecitazioni di altri reclusi non sono state ascoltate dai responsabili della polizia che non hanno consentito la visita;

come risulta da alcune testimonianze, i poliziotti avrebbero affermato di non autorizzare la visita sanitaria perché l’algerino stava fingendo per potersi così allontanare dal Centro;

a 15 ore di distanza nessuna versione ufficiale è stata fornita dal direttore del CIE né dal Prefetto né dal ministero dell’Interno;

Considerato che:

la scorsa settimana la sottoscritta, assieme al consigliere Peduzzi, in visita al medesimo CIE hanno subito un trattamento irriguardoso da parte del funzionario di polizia responsabile;

che tale atteggiamento è stato stigmatizzato dal Consiglio Regionale del Lazio con l’approvazione di una mozione che denunciava il comportamento del funzionario nonché modalità di trattamento dei trattenuti nel CIE non conforme al rispetto della dignità e dei diritti
Il Consiglio Regionale
Impegna il Presidente della Giunta

A farsi interprete presso il Ministro dell’Interno, il Prefetto di Roma, il direttore del CIE di Ponte Galeria delle preoccupazioni espresse dai consiglieri regionali del Lazio in merito al comportamento delle forze dell’ordine all’interno del Centro;

a richiedere con determinazione ai responsabili della struttura di avere notizie rapide sul trattamento sanitario e sociale dei trattenuti;

a sollecitare una versione ufficiale chiara sugli eventi che hanno preceduto la morte del trattenuto algerino;

a decidere con procedura l’urgenza un sopralluogo al CIE di Ponte Galeria di una delegazione della Regione al più alto livello per verificare se siano attuate le regole europee in fatto di rispetto dei diritti e della dignità dei trattenuti nei Centri di identificazione ed espulsione.

Roma, 19 marzo 2009
LA CONSIGLIERA
Anna Evelina Pizzo


 

V Rapporto Caritas - Osservatorio Romano sulle Migrazioni
Mario Contini Junior il 12/03/2009, alle 20:48 (UTC)
 INVITO

Presentazione del V Rapporto sulle Migrazioni - Caritas di Roma ,
presso la Sala dei Sigilli - Forte Sangallo

Apertura lavori:
Dott. Alessio CHIAVETTA (Sindaco di Nettuno),
Dott. Domenico CIANFRIGLIA (Assessore alle Politiche Sociali - Comune
di Nettuno)
Intervengono:
Dott.ssa Antonella MASSIMI (Dirigente Servizio Immigrazione ed
Emigrazione - Provincia di Roma),
Dott.ssa Rita DELLO CICCHI (Dirigente Servizi Sociali – Comune di Nettuno),
Dott.ssa Ginevra DEMAIO (Osservatorio Romano sulle Migrazioni),
Dott. Mario CONTINI Jr. (Associazione Interculturale Pontum, tra altri


Saranno distribuiti gratuitamente ai presenti copie del V Rapporto -
Osservatorio Romano sulle Migrazioni"
Iniziativa realizzata con la collaborazione:
Caritas di Roma, Comune di Nettuno, Associazione Pontum,
Provincia e Camera del Commercio di Roma, Lions Club Anzio-Nettuno

Venerdìì - 20 Marzo 2009 – ore 16.00

Per ulteriore informazioni:
Mario Contini Jr. - Associazione Interculturale Pontum - 3478495396 -
06 98889252
E-mail: associazionepontum@gmail.com
Sito: http://associazionepontum.it.gg
Distinti saluti
 

Lo sceriffo di Ponte Galeria cronaca di una visita al Cie
Anna Pizzo il 10/03/2009, alle 19:10 (UTC)
 Un sopralluogo al Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria alle porte di Roma. Una zona grigia di cui i migranti non hanno diritti, e oscuri poliziotti decidono su tutto. E maltrattano i consiglieri regionali


Gli appunti ci sono stati stracciati, la penna tolta di mano, siamo stati spinti oltre i cancelli e ammoniti a non farlo mai più. Si è concluso così il sopralluogo al Cie [Centro di identificazione ed espulsione] di Ponte Galeria, a Roma. Non era la prima volta che andavamo nell’ex Cpt della capitale né la prima che mettevamo piede in uno dei dieci Cpt attualmente funzionanti in Italia [ma se ne prevede la costruzione di altri nove]. Ma è di certo la prima volta che veniamo trattati in questo modo. Eppure, ci eravamo andati con tutti i crismi dell’ufficialità: due consiglieri regionali che si sono fatti precedere da una lettera al prefetto, due accompagnatori, due inviati dal Cerimoniale della Presidenza del Consiglio regionale. Ciononostante, al funzionario di polizia in quel momento responsabile del Centro, dottor Baldelli, al quale sarebbe più congeniale la definizione di sceriffo, c’è voluto più o meno un’ora e mezza per decidere che le autorizzazioni non erano «taroccate» e che potevamo entrare. A quel punto, e non senza un giro vorticoso di telefonate, ci ha scortato assieme a un suo solerte «uomo» e a un silente vice direttore della Croce rossa , senza mai perderci di vista. «Ma cosa esattamente volete visitare?». Ci ha chiesto più volte. E noi: «tutto». «Ma alcuni settori non sono consentiti neppure al Garante dei detenuti», risponde. Poi, quando lo incalziamo per sapere di quali settori stia parlando, si corregge, cambia argomento. Prima tappa: le donne. «Siamo consiglieri regionali – diciamo – avete qualcosa da chiedere?». Le donne, per lo più nigeriane, ci guardano con un misto di scetticismo, ironia, e disperazione. «La libertà», risponde una e le altre annuiscono. Non parlano volentieri le donne, tranne una anziana rom che racconta di essere in Italia dal 1970 e di avere in questo paese partorito dieci figli che però non sono italiani e, stando così le cose, non lo saranno mai. Andiamo nelle «gabbie» degli uomini. Lo scenario non cambia: doppie file di sbarre alte oltre tre metri e dentro stanze come tane per orsi, fatiscenti. Chi varca quei cancelli non ha i diritti che spettano ai detenuti né la dignità che spetta a ogni cittadino. Ponte Galeria è il luogo della sospensione di tutto, non devi neppure scontare una pena che non hai commesso. È una zona grigia, è una terra di nessuno nella quale non c’è legge se non quella di chi comanda. Come si può spiegare altrimenti, quello che anche a noi consiglieri è capitato? Mentre rivolgevamo anche agli uomini le medesime domande: «Cosa chiedete? Siamo del Consiglio regionale, avete domande da porci?» la musica è cambiata. Man mano che giovani e meno giovani, nigeriani e bosniaci, rom e richiedenti asilo, tunisini e est europei ci si facevano incontro per parlare, raccontare, spiegare, chiedere, il funzionario di polizia Baldelli ha cominciato a spingerli, a intimare loro di farsi da parte, ci ha tolto di mano la penna con la quale stavamo prendendo appunti, ha preteso che gli consegnassimo il blocchetto, ci ha spinto verso l’uscita. E non sono mancati i toni sfottenti:. a un giovane che si lamentava di non poter nemmeno comperare un deodorante, Baldelli ha risposto, noi testimoni: «Ma a cosa serve a te un deodorante?». Se non possiamo prendere appunti, anche se è la prima volta che ci capita, gli diciamo, possiamo almeno lasciare il nostro biglietto da visita? Negato. Mentre siamo costretti ad allontanarci, riusciamo appena a lasciare ai reclusi il nostro numero di telefono. Da quel momento, è un continuo squillare del telefono per chiamate dal Cie alle quali non sappiamo se potremo dare risposte. L’ultima, arrivata qualche minuto fa, ci diceva che il funzionario, evidentemente irritato, ha detto ai reclusi: «Voi da qui ve ne andrete solo quando io lo deciderò».
 

Lettera aperta all’Onorevole Ministro degli Esteri F.Frattini
Manfred Bergmann il 08/03/2009, alle 10:26 (UTC)
 Lettera aperta all’Onorevole Ministro degli Esteri F.Frattini

Apprendiamo dagli organi di informazione che in una recente intervista la Signoria Vostra ha manifestato l’intenzione di abbandonare i lavori della Conferenza di Verifica di Durban (Durban Review Conference - DRC) da tenersi presso la sede delle Nazioni Unite di Ginevra in aprile 2009.

Con la presente chiediamo all’Onorevole Ministro F.Frattini di riconsiderare la decisione di recedere dalla partecipazione ai lavori della DRC, anche in ragione degli investimenti che l’Italia ha già operato in passato in questa direzione.

Ricordiamo che:

- La Presidenza dell’Assemblea degli Stati Parte nella Conferenza di Durban (WCAR2001) fu brillantemente assolta dalla delegazione italiana, la partecipazione parlamentare italiana comprendeva deputati e senatori appartenenti a diversissime forze politiche italiane, e la partecipazione delle ONG italiane e straniere fu molto nutrita, desistere di colpo da questi investimenti è di per sé già una bruciante sconfitta per il nostro paese nella comune Lotta contro il Razzismo.

- L’importanza della Conferenza Mondiale contro il Razzismo tenutasi a Durban nel 2001 risiede in particolar modo nell’attuazione del suo Programma di Azione, che consiste in una serie di misure di carattere locale, nazionale, regionale e mondiale. Misure che ad otto anni dalla loro formulazione necessitano di una verifica, utile a rimirare il Programma Mondiale. Rinunciare a questa verifica significa abbandonare la raccolta di dati e informazioni utili alla comune Lotta contro il Razzismo.

- Il nostro paese non è immune dal razzismo, e sebbene sia ormai diventato un paese di immigrazione, molti sono gli italiani nel Mondo, e molte le discriminazioni dirette e indirette perpetrate ai loro danni, quindi l’Italia necessita di questi strumenti internazionali di promozione e tutela delle minoranze per difendere interessi molto diversi tra loro, nell’interesse della comune Lotta contro il Razzismo.

- Ad un attento esame, il testo della Dichiarazione di Durban del 2001, non contiene dichiarazioni razziste o discriminatorie, e risulta piuttosto incompleto, per la mancata tutela di alcune minoranze particolarmente vulnerabili che attendono da anni un riconoscimento internazionale ed una maggiore tutela da parte degli Stati nella comune Lotta contro il Razzismo.

- Il nostro paese, patria accertata del diritto, del rinascimento e della civile convivenza tra i popoli, necessita di attente e più profonde riflessioni sulle proprie responsabilità coloniali e post-coloniali, con il contributo di tutta la società civile, delle proprie minoranze storiche e recenti, e di ogni possibile alleato nella comune Lotta contro il Razzismo.

Per tutti questi motivi, e per altri argomenti che vorremmo essere in grado di esporre alla Vostra attenzione, chiediamo un incontro all’Onorevole Ministro F.Frattini con il nostro Comitato, avente per oggetto l’eventualità della ripresa della partecipazione italiana ai lavori della Conferenza di verifica di Durban (DRC) che si terrà nella sede ginevrina delle Nazioni Unite in aprile 2009.

Distinti Saluti,

Per ulteriori informazioni e adesioni alla presente lettera aperta:

Manfred Bergmann

CADI (Comitato Antirazzista Durban Italia), delegato ONG presso la WCAR2001.
corsodirittiumani@yahoo.it
 

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