ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE
   
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  News
 

INPS - LAVORO DOMESTICO
D.G. Immigrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il 16/03/2011, alle 12:02 (UTC)
 INPS – Nuove modalità per la presentazione delle comunicazioni obbligatorie e per il pagamento dei contributi per i lavoratori domestici 11 marzo 2011 –
Adottata la Circolare dell’Inps n. 49 recante nuove modalità operative per l’assunzione dei lavoratori domestici ed il pagamento dei relativi contributi. La circolare chiarisce che dal 1° aprile 2011 la presentazione delle comunicazioni obbligatorie per i lavoratori domestici (necessarie per assunzione, trasformazione, proroga e cessazione del rapporto di lavoro) non potrà più avvenire tramite i moduli cartacei ma soltanto attraverso i servizi telematici a disposizione dei cittadini sul portale dell’Istituto, quelli per gli intermediari dell’Inps (consulenti e professionisti abilitati, associazioni sindacali dei datori di lavoro domestici) e il contact center multicanale al numero verde 803164.
Novità anche per il pagamento dei contributi: i bollettini postali verranno sostituiti da un bollettino MAV, pagabile in banca o alle Poste. I versamenti potranno essere fatti anche tramite il circuito “Reti amiche”, del quale fanno già parte le tabaccherie, oppure, con carta di credito, sul sito
www.inps.it e telefonando al numero verde 803164.
Scarica
Circolare Inps 11 marzo 2011, n. 49
 

Flussi Stagionali
D.G. Immigrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il 16/03/2011, alle 12:00 (UTC)
 Flussi Stagionali: disponibili le istruzioni per la presentazione delle istanze
25 febbraio 2011 – Adottata la Circolare congiunta del Ministero dell’Interno e del Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali recante istruzioni per la presentazione delle istanze concernenti l’ingresso dei lavoratori extracomunitari stagionali nel territorio dello Stato per l'anno 2011.
È in corso di registrazione presso la Corte dei Conti, per la successiva pubblicazione in Gazzetta ufficiale, il decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 17 febbraio 2011 relativo alla programmazione transitoria dei flussi di ingresso dei lavoratori extracomunitari stagionali per l'anno 2011.
Il nuovo decreto autorizza una quota massima di 60.000 ingressi per lavoro stagionale di cittadini provenienti da: Serbia, Montenegro, Bosnia-Herzegovina, Repubblica ex Jugoslavia di Macedonia, Repubblica delle Filippine, Kosovo, Croazia, India, Ghana, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka, Ucraina, Gambia, Niger e Nigeria, Tunisia, Albania, Marocco, Moldavia ed Egitto.
La circolare contiene le istruzioni sulle procedure di inoltro delle istanze, con riferimento alle modalità di presentazione, al procedimento istruttorio ed a quello relativo alla richieste di nulla osta pluriennale per lavoro stagionale. Il nuovo decreto prevede infatti, per la prima volta, anche la possibilità di presentare richiesta di nulla osta pluriennale per quei lavoratori che abbiano fatto ingresso in Italia per prestare lavoro stagionale per almeno due anni consecutivi.
Le domande di nulla osta per il lavoro stagionale potranno essere presentate, come già avvenuto in analoghe precedenti occasioni, esclusivamente con modalità informatiche, secondo la procedura rinvenibile sul sito internet del Ministero dell'Interno (www.intemo.it).
L'invio delle domande sarà possibile dalle h. 8.00 del giorno successivo alla pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale e sino alle h. 24.00 del 31 dicembre 2011.
Già a partire dal 28 febbraio sono comunque disponibili sul sito del Ministero dell’Interno i modelli C per le richieste di nulla osta al lavoro stagionale.
La ripartizione territoriale delle quote di ingresso sarà effettuata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione Generale dell'Immigrazione, con successiva circolare Scarica - Circolare congiunta 25 febbraio 2011
 

Quei 650 lavoratori interinali degli uffici stranieri-prefetture e questure
ffreedom@tiscali.it il 16/05/2010, alle 17:47 (UTC)
 È pervenuto alla nostra associazione una denuncia da parte di 650 lavoratori interinali degli Uffici Stranieri - Prefetture e Questure. Inoltriamo la loro denuncia in attesa di un vero appoggio alle loro rivendicazioni.
Mario Contini Jr.
Presidente
Associazione Interculturale “Pontum”


Siamo quei 650 interinali che il ministero degli interni ha assunto, attraverso agenzia interinale prima e tramite concorso per tre anni dopo, presso gli uffici immigrazione delle questure e gli sportelli unici delle prefetture. siamo quegli operatori in borghese che trovate dietro gli sportelli che vi aiutano a fare ricongiungimento familiare, che vi chiedono i documenti necessari per ottenere un nulla osta, che vi consegnano permessi e carte di soggiorno, che ascoltano spesso le vostre giuste la-mentele su un sistema burocratico troppo lento, che quando possono provano ad ascoltare e capire le vostre esigenze dandovi dei consigli che possano esservi utili. forse non sapete che siamo al lavoro con grossi sacrifici da quasi 10 anni. forse non sapete che spesso siamo da soli a reggere interi uffici che ci sforziamo di rendere efficienti, fra mille difficoltà. forse non sapete che dietro quello sportello ci sono archivi e scrivanie colme di carte che proviamo a gestire al meglio. ma so-prattutto, probabilmente non sapete che il nostro contratto di lavoro sta per scadere e, dopo anni di sacrifici, dopo aver approfondito la materia immigrazione, dopo aver imparato ad ascoltarvi e provato ad aiutarvi, alla fine di quest'anno non ci troverete più dietro agli sportelli e torneremo ad essere disoccupati in cerca di lavoro.
Anche noi, come voi d'altronde, sappiamo cosa vuol dire essere disoccupati ed aver famiglie da mantenere ed abbiamo paura di cosa succederà all'inizio dell'anno prossimo.
Stavolta siamo noi a chiedere il vostro aiuto e supporto, per potere mantenere il nostro posto di la-voro che svolgiamo con dedizione e sacrifici da anni.
Vi chiediamo di appoggiarci in qualunque modo, di farvi carico per una volta voi delle nostre preoc-cupazioni di lavoratori che stanno per perdere il loro posto di lavoro.
Vi chiediamo di rivolgervi alle vostre associazioni affinché protestino insieme a noi per quello che sta per succedere, che sicuramente avrà gravi ripercussioni anche sul servizio reso allo straniero in Italia.
Speriamo e contiamo sulla vostra comprensione,
grazie di cuore.

 

Quando eravamo clandestini
Vittorio Emiliani - L'Unità - 11 marzo 2010 il 17/03/2010, alle 17:30 (UTC)
 È un film drammaticamente attuale ed efficace, anche se un po' “melò”, Il cammino della speranza (1950) di Pietro Germi. Una storia degli anni del dopoguerra quando noi italiani eravamo ancora fra i protagonisti assoluti dell’emigrazione in Europa, nelle Americhe, in Australia. Emigrazione con tanti clandestini. Insomma, i migranti di Rosarno o di Castel Volturno eravamo noi. Come racconta questa pellicola della quale la Rai possiede i diritti ancora per un mese o poco più. Secondo noi, dovrebbe trasmetterla al più presto. Se pur dovesse attrarre un pubblico limitato (ma non è detto, se sarà pubblicizzata a dovere), parecchie centinaia di migliaia di italiani si renderebbero conto di una realtà spesso dimenticata o rimossa. Comunque sconosciuta, ne siamo certi, a giovani e giovanissimi.
Il film racconta la disperata povertà di un gruppo di ex zolfatari di Favara (Caltanissetta), la loro dolorosa decisione di emigrare, il viaggio da clandestini verso la Francia, che rischia la tragedia al confine italo-francese, sulle Alpi. La proiezione della pellicola di Germi andrebbe accoppiata ai dati e ai temi proposti da un libro molto recente, documentatissimo nelle sue 435 pagine, appena uscito da Einaudi. Reca lo stesso titolo del film in questione, Il cammino della speranza di Sandro Rinauro dedicato all’emigrazione clandestina italiana. Esso riporta talune tabelle che parlano da sole.
Dal 1946 al 1961 (quando l’Italia vive il suo primo “boom” economico) gli Italiani espatriati legalmente nei vari continenti sono quasi 4 milioni e mezzo: 2.735.170 nell'area europea, fra Comunità Europea, Inghilterra, Svizzera (meta importantissima, allora). Ma 1.423.770 varcano ancora l’Oceano, dei quali ben 890.000 diretti in America del Sud. Da dove partono questi emigranti “legali”? Si sa che i leghisti più integralisti negano che i veneti emigrassero: invece sono proprio loro a lasciare l’Italia più di tutti, in oltre 611.000 (più 276.000 friulani e veneto-giuliani e 62.000 fra trentini e alto-atesini), seguiti dai campani (496.000), dai siciliani e dai calabresi (entrambi sui 420.000 espatriati), dai pugliesi, e così via. Ma vi sono ancora, in questa massa di emigranti, ben 292.000 lombardi e 222.000 emiliano-romagnoli.
Gli espatri continuano - e questo è meno noto - anche dopo il 1961. Da qui al 1976 partono quasi 3.000.000 di italiani. Per l’80 per cento in Europa. La metà circa diretta in Svizzera. Mentre in 400.000 prendono la via degli Usa. Ora però gli emigranti risultano soprattutto meridionali, all'80 e più per cento. In prevalenza pugliesi e campani (rispettivamente 471.000 e 441.000), seguiti da siciliani e calabresi appena più sotto. Tuttavia ci sono ancora, fra i nostri migranti, 245.000 veneti, 184.000 lombardi e 111.000 fra friulani e veneto-Giuliani. Tuttavia, in questo secondo e ultimo periodo del grande esodo italiano all’estero, gli espatri risultano quasi integralmente bilanciati dai rimpatri.
Andiamo ora al nodo vero: quanta è stata e dove si è diretta l’emigrazione clandestina italiana? Il libro di Rinauro, approfondito e ricco di dati, si sofferma soprattutto sugli espatri illegali, di stagionali inizialmente, verso la vicina Francia (dove i “macaronì” erano comunque meglio accolti, nonostante tutto, degli algerini). Da noi la destra ha enfatizzato gli arrivi via mare di clandestini che poi sono risultati inferiori alle 30.000 unità l’anno. Ma quella grancassa propagandistica doveva servire a creare insicurezza, paura, rifiuto dell'immigrazione, soprattutto di quella di origine africana. Ebbene, dal libro di Sandro Rinauro si rileva che i lavoratori italiani regolarizzati dopo la loro entrata nel solo territorio francese sono stati tanti. «A parere del Quai d’Orsay, dal 1946 al 1950», fa notare l'autore, «erano entrati in Francia (e siamo già in pieno secondo dopoguerra, non fra Ottocento e Novecento ndr) 143.416 lavoratori italiani e di questi nientemeno che il 40-50 per cento, ovvero da 58.000 a 72.000 individui, erano entrati clandestinamente ed erano stati regolarizzati successivamente». Per non parlare dei familiari, sia italiani che spagnoli o portoghesi. E anche fra il 1960 e il 1970 poco meno di 100.000 lavoratori italiani vengono regolarizzati dopo il loro ingresso in Francia. Clandestini pure loro, dunque. Ma chi se ne ricorda in questa Italia che purtroppo sembra tendere sempre più alla chiusura e al razzismo? Ricordiamoglielo con libri, film, dibattiti. Rai, se ci sei, batti un colpo.
 

Riconoscimento titoli di studio stranieri: il nuovo regolamento
Newsletter n°51 di programmaintegra.it - gennaio 2010 il 02/03/2010, alle 17:09 (UTC)
 E' stato pubblicato sulla gazzetta del 28 dicembre ed è entrato in vigore il 12 gennaio il regolamento concernente il riconoscimento dei titoli di studio accademici conseguiti in paesi europei ed extraeuropei, DPR 189/2009.

Con il regolamento il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca disciplina le procedure per ottenere il ricoscimento di un titolo di studio conseguito all’estero in Italia per differenti finalità: la partecipazione a un concorso pubblico, l’assegnazione di una borsa di studio, l’iscrizione ai Centri per l’impiego, l’acceso al praticantato. Per riconoscere i titoli di studio stranieri conseguiti in paesi extraeuropei – nel regolamento indicati come “istituti di istruzione superiore stranieri” – ai fini della partecipazione ad un concorso pubblico gli interessati devono inviare la domanda al Ministero dell’Istruzione e alla Presidenza del Consiglio allegando il titolo di studio estero tradotto e legalizzato, il certificato analitico degli esami sostenuti, la dichiarazione di valore in loco della rappresentanza diplomatica italiana, il bando del concorso a cui si intende partecipare.

Qualora poi il riconoscimento dei titoli di studio sia necessario, ad esempio, per l’attribuzione di un punteggio nei concorsi pubblici o per l’avanzamento di carriera, saranno le amministrazioni coinvolte a chiedere il riconoscimento al Ministero dell’Istruzione. Dovranno inviare, per i titoli rilasciati da istituti superiori extracomunitari, il titolo di studio, tradotto e legalizzato, il certificato analitico degli esami sostenuti e la dichiarazione di valore in loco della rappresentanza diplomatica italiana mentre, per i titoli rilasciati da istituti europei, non è necessaria la dichiarazione di valore in loco ma è necessario inviare la documentazione comprovante la finalità per la quale è richiesto il riconoscimento.

Infine, la competenza al riconoscimento dei titoli di studio è in capo ad altre amministrazioni in alcuni casi: ad esempio ai fini della partecipazione a selezioni per borse di studio, dell’attribuzione del punteggio per le procedure concorsuali o dell’accesso a borse di studio indette dal Ministero degli Affari Esteri. Le amministrazioni coinvolte in questi casi possono riconoscere direttamente il titolo di studio acquisendo il parere del Ministero dell’Istruzione. Tale parere è facoltativo per il Ministero degli Affari Esteri.

DPR 189/2009 Regolamento concernente il riconoscimento dei titoli di studio accademici.
 

Minori migranti respinti: la denuncia di Save the children
Newsletter n°51 di programmaintegra.it - gennaio 2010 il 02/03/2010, alle 17:07 (UTC)
 Tra maggio e settembre scorsi, sono oltre mille i minori stranieri ricondotti dalle autorità italiano in Libia, un paese che non ha firmato la Convenzione di Ginevra e che non garantisce alcun tipo di protezione ai migranti. Un paese dove bambini e adulti sono vittime di trafficanti e poliziotti corrotti. È la denuncia al centro dell'audizione di Save the children intervenuta all'incontro del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo Schengen che si è tenuto ieri, 19 gennaio.

Sono state in tutto 8 le operazioni di respingimento che hanno riguardato i minori migranti in Italia, di cui 883 sono stati ricondotti in Libia attraverso l'attività congiunta libico-italiana e 172 dalle autorità libiche. Nel comunicato stampa diffuso ieri, Save the children "sottolinea come tali operazioni di rinvio si svolgano senza procedere ad alcun tipo di valutazione sullo status delle persone che si trovano a bordo delle imbarcazioni, con la conseguente possibilità, confermata dai fatti, che vengano rinviati in Libia anche bambini e adolescenti". Come più spesso ricordato dalle organizzazioni per la tutela dei diritti dei migranti, la Libia non ha firmato la Convenzione di Ginevra e non garantisce alcun tipo di protezione dei migranti presenti sul proprio territorio.

Sulle condizioni di vita dei cittadini stranieri in Libia, Save the children ha raccolto numerose testimonianze durante i colloqui informali effettuati in Sicilia nei porti di sbarco. Preoccupanti sono soprattutto quelle rilasciate dai minori come D., "ragazzo eritreo di 16 anni, che racconta di essere arrivato più di un anno fa in Libia con la zia. E' rimasto per più di sei mesi chiuso in una case isolata, nelle campagne libiche, sotto il controllo di trafficanti". Solo poche volte si è potuto allontanare "riuscendo ad ottenere una certificazione dell'ACNUR locale che lo dichiarava rifugiato". Tuttavia a nulla è servito quel documento "quando è stato fermato dalla polizia libica, che lo ha condotto nella prigione di Mistratah" dove è rimasto un mese con tante altre persone, "sia maggiorenni che minorenni, dove le percosse erano all'ordine del giorno e riceveva un pezzo di pane e un formaggino al mattino e della verdura bollita la sera". Da questi posti si esce solo corrompendo le guardie carcerarie o fuggendo, come ha fatto D. che è riuscito a imbarcarsi arrivando a Pozzallo lo scorso novembre dove è stato preso in carico da Save the Children.
 

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